Quello ostentato dalla giovane Antonia che riempie a quattro mani con Rocco le pagine del loro diario è un femminismo arrabbiato, confrontativo gli anni Settanta, sostiene Ravera, erano dei bei tempi, perché allora la parola «femminista» non equivaleva ancora a un insulto, p. Essere femmina — racconta Antonia — vuol dire piacere o non piacere importante quasi come essere o non essere. A volte le sembra di esistere solo per piacere agli uomini: «se non mi scelgono, mi viene paura di morire» p. Tuttavia Antonia prova presto un senso di disgusto e di ribellione nel constatare che le donne debbano formare uno schieramento unitario, uniforme, presumibilmente affiatato al proprio interno. E poi sfilo con la tuta blu […] e la classe operaia sono io, il primo maggio è mio, basta con gli amorazzi e le cazzate, il fumo, il sesso, il femminismo, la rivoluzione la fa chi fa la produzione, non chi si strascina da uno stupido banco di scuola a una festa pop. Il racconto è scritto a dieci anni di distanza dalla seconda ondata del femminismo, quello politicamente attivo, o semplicemente politico. Oltre ad essere straordinariamente precoce, la bambina è anche molto balda, a volte insolente, giudiziosa ma petulante, un tipico prodotto degli incontri di gruppi femministi che si riunivano a discorrere in case private. Ravera ci invita qui a riflettere sul tipo di passato che hanno alle spalle le amiche di Ethel, e suggerisce che la stagione del femminismo inteso come partecipazione attiva alla vita sociale e politica è chiusa.
Home Opinioni Possiamo convivere con chi crede nel Corano? Possiamo convivere con chi crede nel Corano? Si tratta di un pregiudizio? No, Feltri si è documentato, ha studiato il Corano, ed è giunto a conclusioni che sono inoppugnabili. Cioè, io ho anche esausto, a oppugnarle.