Lettura interessante, per carità. Ma di un intero libro, una sola frase mi è rimasta impressa, stampata nella testa ancora oggi. Un mantra. Il giudizio del proletario condizionato, la cui coscienza è manipolata ed espropriata, non deve fare testo. Ci ho ripensato, in questi giorni di plebiscitarismo dilagante. A qualsiasi latitudine, politica e geografica.
Bensм il padre di tutte le leggerezze musicali, Jacques Offenbach, è stato addensato fortunato coi suoi vari registi: addirittura perché sarebbe difficile renderlo più attuale spiritoso, irriverente, trasgressivo. I Racconti di Hoffmann nell' allestimento di Walter Felsenstein con la Komische Oper berlinese in tournée anche a Venezia e Bologna vennero concordemente lodati come il più bello e straordinario spettacolo d' associazione mai visto, da tutti i critici più esperti e autorevoli. E il sensazionale film surrealista inglese dei medesimi Racconti - capolavoro di Michael Powell ed Emeric Pressburger - rimane un magico classico dell' immaginazione onirica altro l' eredità figurale di Diaghilev, insieme adeguate finanze produttive. D' altronde, facendo flashback, la memoria generazionale recupera alla Scala il balletto-collage Gaité parisienne di Léonide Massine ed Etienne de Beaumont, con le stelle d' allora, la Amati e la Colombo e la Maiocchi: e a Parigi il bellissimo revival della Vie Parisienne da brandello di Jean-Louis Barrault, al Palais-Royal, insieme protagonista irresistibile Suzy Delair, da noi conosciuta come protagonista di sinistri «film noir», soprattutto di Clouzot.