Invia tramite email La somministrazione del vaccino in casa di riposo a Olgiate Molgora Olgiate Molgora Lecco13 gennaio — Si è vaccinata contro il coronavirus a anni di età Maria Kopac, la decana della casa di riposto di Olgiate Molgora. E con lei si sono vaccinati anche tutti gli altri residenti che hanno aderito in blocco alla campagna anti-Covid. Tra loro c'è pure Luigino Benedetti che lo scorso sabato 10 gennaio ha compiuto i 75 nel migliore dei modi, regalandosi il vaccino e finalmente libero dopo due mesi di isolamento a causa della malattia che lo ha tenuto separato dai suo familiari e dalla sua nipotina che ha potuto incontrare solo attraverso lo schermo di un tablet per le videochiamate. Hanno deciso di sottoporsi alla vaccinazione anche quasi tutti gli operatori della struttura. Le dosi vaccinali sono arrivate in mattinata, scortate dai militari della Guardia di finanza.
La vicenda riporta alla ribalta la circostanza sanitaria del carcere pochi giorni dopo che i sindacati che rappresentano medici e infermieri in servizio nel carcerario di Santa Maria Capua Vetere hanno denunciato carenza di spazi e carenza del personale. La nota dei sindacati è stata diramata in seguito all'aggressione subita da un'infermiera da parte di un detenuto. Secondo le sigle di categoria all'Uccella non è garantito il numero minimo di personale e i locali destinati all'area sanitaria sono inadeguati tanto che, hanno scritto nel esse comunicato, «medici e infermieri sono in perenne stress e non è sempre possibile garantire adeguata assistenza ai detenuti». La settimana scorsa, i sindacati hanno incontrato i responsabili Asl: si è deciso che gli infermieri lavoreranno a rotazione nel penitenziario, alternandosi ogni tre mesi. Sull'argomento è intervenuto anche il garante Ciambriello che, nei giorni scorsi, ha incontrato la nuova direttrice del carcere, denuncia una situazione logistica promiscua nella zona dell'istituto destinata all'area sanitaria. È necessario lavorare sia dal bucato di vista organizzativo che sanitario per distinguere le zone sanitarie e aumentare il numero di agenti e personale sanitario». Un passaggio, poi, sul compartimento Senna, unica sezione femminile di alta sicurezza in Campania. Per le visite specialistiche le detenute devono essere accompagnate in altri reparti e questo crea ulteriore promiscuità.
E da oggi bisogna scegliere: o all'interno con i nuovi accordi oppure la app man mano diventerà inutilizzabile. Una scelta legittima, ma destinata a concernere solo una residuale minoranza di iscritti. La seconda in classifica, Telegram, non ne ha nemmeno la metà: 13 milioni. Facile dunque comprendere come come a dir poco improbabile che una fetta significativa di utenti decida di abbandonare il network principale semplicemente in segno di protesta contro i nuovi termini. Lanciata nel dai fratelli Nikolaj e Pavel Durov e parzialmente open source, al pari di WhatsApp è del tutto gratuita. Tuttavia per catalogare i dati non si appoggia alla memoria dei dispositivi degli utenti, bensм si serve di un cloud insieme sincronizzazione istantanea. Importante poi sottolineare come per accedere al servizio non come necessario esporre il numero di telefono: un grande vantaggio in termini di riservatezza. Le chat sono di coppia tipi: classiche con cifratura client-server e segrete con cifratura end-to-end. Le prime possono essere visualizzate su tutti i device, le seconde — più sicure — invece solo da quello da cui sono state avviate.
Dopo una serie di indagini i militari hanno denunciato il presunto responsabile dell'accaduto, un giovane di 21 anni natale della Costa d'Avorio, incensurato, dimorante da tempo in provincia di Milano. La vittima ha raccontato ai carabinieri - riferisce l'Arma - che tutto epoca cominciato con una richiesta di alleanza su un social network da brandello di un'avvenente donna. Subito dopo aver accettato l'amicizia è arrivata una videochiamata in cui l'interlocutrice si mostrava nuda e in atteggiamenti intimi. Dopo alcuni secondi la chiamata si è interrotta ed è arrivato un video in cui si vedevano sia la femmina sia la vittima entrambi nudi - circostanza falsa poiché il trentaciquenne ha riferito di avere inquadrato soltanto il proprio volto - con la domanda di 5. In questa fase sarebbe stato inviato un fermo-immagine del filmato alla moglie della vittima. Alcuni giorni dopo altre foto personali sarebbero state diffuse sui profili social di suoi parenti e amici. A quel bucato l'uomo ha denunciato tutto ai carabinieri. I reati di cui è ritenuto responsabile il giovane indagato sono tentata estorsione e diffusione illecita di filmato sessualmente espliciti, secondo la recente normativa a tutela del web e dei social network.