Fa caldo. Si suda. I clienti sudano. Io sudo.
Memorie di una vagina L'uso generico di questo sostantivo è il più abile indice di cultura sessista e discriminatoria. Mi piacerebbe tanto se, passato il santo passata la festa, non ricominciassimo a usare parole a caso, oppure non ricominciassimo ad andarcene in sbattimento per quel filo di cellulite immaginaria, mentre oggi tutte condividiamo le rughe di Anna Magnani. Puttana, dicevamo. È un habitus talmente radicato che tutte sapremmo insultare anche nei paesi anglofoni bitch e in quelli ispanici puta. Ma le donne sono puttane addirittura per molto meno, sia chiaro. È sessista, profondamente, e anche solo per questo dovremmo centellinarlo molto bene, come insulto. Perché il mondo è calcato di donne, alcune stronze e alcune in gamba. E finché continuiamo a dare della puttana a destra e a manca, attingendo a piene mani ai pre giudizi di genere, possiamo anche smetterla di considerarci emancipate, oppure di indignarci quando gli uomini fanno altrettanto.
Donna è sempre puntualissima, quando si cambiale di lavoro. Siamo a Los Angeles, è ill'anno di Evita, il pellicola su Evita Perón che Madonna ha voluto disperatamente al punto di compilare al regista Alan Parker una carattere di otto pagine per ottenere la parte. Madonna arriva all'ora stabilita. L'intervista si allargherà al privato, ma brandello dal fascino che esercita su di lei Eva Duarte de Perón. All'inizio, il suo Paese era scettico, adatto come il mio quando mi affacciai alla musica. Si dice che gli ufficiali dei servizi segreti trascinino la sua bara in giro per il mondo per relegarla nell'oblio e inibire che diventi oggetto di culto e meta di pellegrinaggi. Si dice addirittura che tutti loro, prima o appresso impazziscano, rimangano sfigurati in misteriosi incidenti, muoiano in circostanze atroci. Come una punizione divina».