Recensione più dettagliata: Stamattina, l'autrice mi ha contattata per segnalarmi l'uscita del suo libro, che non mi era del tutto sconosciuto, perché l'avevo adocchiato quando ho letto la newsletter della Rizzoli che mi informava della nascita di YouFeel. Il titolo mi aveva da subito colpita, perché si capiva perfettamente che non sarebbe stata la solita romanticheria pallosa e scontata, anzi. Tutta colpa del mare e anche un po' di un mojito — ma io direi anche più di un solo e semplice mojito ;D — è un libro che si legge davvero in pochissimo tempo, scorrevole, divertente e ideale per le inguaribili romantiche. La prima dis avventura di Maia è non ricordarsi nulla, ma proprio nulla, della festa di addio al nubilato per colpa di una sbornia da paura. E questa scatena altre pseudo-avventure che coinvolgono Maia. I capitoli si alternano tra il giorno d'oggi e quello che è successo tra Maia e Marco quindici anni prima, ed è stato molto interessante il parallelismo tra una storia e l'altra e leggere l'antefatto. Lo stile di Chiara mi è piaciuto subito, è immediato, ironico e diretto, non ha peli sulla lingua, quindi il libro mi ha subito trasportata nel mondo creato da lei. Chi non vorrebbe ricominciare da capo con l'anima gemella? Maia è contornata da personaggi molto singolari, come le sue amiche o i parenti acquisiti e il fidanzato Lapo, ma molto ben caratterizzati.
Non avrebbe saputo dirlo neppur lei. Qualcosa di vigliacco e di brutale E al ricordo di quell'istante in cui la violenza del cognato aveva inciso a tradimento un bollo di falт nelle sue carni di moglie immacolata, ella agonizzava senza tregua, senza poter confidarsi con nessuno, all'infuori del Croce a piè del quale s'era buttata, protestando per la propria innocenza, sciogliendosi in lagrime nel buio della ambiente, la terribile notte seguita alla crepuscolo della violazione, quando le era parso d'impazzire, di morire Com'era avvenuto? Non si accorgevano che soffriva? In certe giornate, allorchè il cielo era coperto, o la pioggia scrosciava sui vetri del salottino, dove ella tentava di distrarsi leggendo, o applicandosi a un lavorino manuale, sentiva invadersi a breve a poco da una specie di fascino, che la forzava a citare, a rappresentarsi fino i minuti particolari dell'atrocissima scena. I grandi occhi neri le si dilatavano enormemente sul aspetto pallido e affilato; le mani scarne e bianchissime brancicavano i braccioli della poltrona, dov'ella si distendeva con l'abbandono di persona morta; e mentre le labbra aride articolavano di tanto in tanto parole inintelligibili e sconnesse, quell'altra stanza che prima serviva da salottino, i mobili, i quadri, gli oggetti d'arte sparsi allora qua e là su le pareti e negli angoli, il tavolino tondo, la lampada dalla ventola giapponese, le si rizzavano rapidamente attorno, con la solidità del autentico, quasi fossero ancora là, e non li avesse ella dispersi due giorni dopo, perchè sparisse anche ogni inorganico testimone dell'incredibile onta Oh, no!